MAGNIFICAT
L’Ordine del Magnificat della Madre di Dio ha come fine particolare la conservazione del Deposito della Fede mediante l’insegnamento religioso in tutte le sue forme. Dio lo ha posto come «un baluardo davanti all’apostasia quasi generale» che ha invaso la cristianità e in particolare la Chiesa romana.
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Leggiamo nel Vangelo di San Luca che poco dopo aver ricevuto il saluto dell’Arcangelo Gabriele, sceso dal cielo per annunciarle la Sua elezione alla Maternità divina, Maria, seguendo il dolce impulso del Suo cuore, Si recò alacremente attraverso la collina di Hebron da Elisabetta, Sua carissima cugina, che La accolse con cordialità e felicità. Elisabetta sentì improvvisamente tremare il bambino nel suo grembo e disse a Maria: «Tu sei benedetta tra le donne e benedetto è il frutto che porti nel Tuo grembo casto. – La Madre di Dio Si degna di onorarmi con la Sua presenza, quanto è buona! Quanto è tenera!».
Fu allora che Maria intonò il cantico Magnificat, cantato nei Suoi uffici dalla Chiesa universale.
Quanto è degno di essere pubblicato questo primo cantico del Nuovo Testamento, dettato a Maria dallo Spirito Santo, che l’aveva condotta da Santa Elisabetta, Sua venerabile cugina! Sì, è stato lo Spirito d’amore, il Suo Sposo divino, a mettere nel cuore di Maria le nobili e commoventi parole che qui stiamo meditando. Quanto energico nella sua formulazione e quanto untuoso nel suo sentimento di gratitudine è questo modello di inno di ringraziamento! Questa Vergine privilegiata ringraziò Dio per il Suo parto celeste: non attribuì nulla ai propri meriti, ma attribuì tutto alla grazia dell’Onnipotente, cantando le Sue ineffabili benedizioni. Sì, il cantico del Magnificat di Maria è rimasto nel Vangelo come monumento della Sua profonda umiltà, della Sua perfetta gratitudine e della Sua ardente carità verso l’Altissimo, che si era degnato di elevarla alla maternità del Verbo divino. Per comprenderne la sublimità, riportiamo di seguito ciascuna delle parole che la compongono.
È un atto di glorificazione. L’anima piena dell’idea della grandezza divina, incapace di lodarla degnamente, si eleva in ammirazione fino al trasporto. Quando Elisabetta adora il bambino Gesù e canonizza la Madre che Lo porta nel Suo grembo verginale, nello stesso momento Maria Si rallegra in Dio, e dalla parte più tenera del Suo cuore grida: Che la Mia anima glorifichi il Signore e che tutte le Mie forze si prostrino ai Suoi piedi per adorare la Sua immensità e renderGli omaggio. Oh, quanto è grande Lui e quanto sono piccolo alla Sua presenza!
È un trasporto di giubilo, cioè una gioia così grande che lo spirito è tutto fuori di sé; il cuore sussulta e si stringe nel petto da cui vorrebbe fuggire. Giovanni Battista, nel grembo di sua madre, dimentica di essere un prigioniero; rompe i legami della natura; freme alla presenza del Dio bambino di cui sarà il precursore. Ma il cuore della Regina degli Angeli fa molti altri sforzi; e come ha sempre Dio presente in Lei, così è incessantemente trasportata dalla gioia e travolta in Colui che è il Suo Salvatore.
È una gratitudine assoluta, una fedeltà così completa e pura, che riporta alla bontà unica del Suo Dio tutti i beni che ha ricevuto. Dio, vedendo la Mia umiltà, o meglio la Mia bassezza, toccato dalla compassione, Mi ha ricoperto di tutti i Suoi benefici; si è compiaciuto di mettere tutto in ciò che era nulla e l’immensità delle Sue misericordie nell’immensità delle Mie miserie. Quanto più Egli Mi inonda di grazie, tanto più Io sprofondo nel Mio nulla e confesso ingenuamente la Mia indegnità e debolezza. Per questo tutte le generazioni Mi chiameranno beata. Non è per le Mie qualità, oh, no; perché non ho altro che Me stesso e questo Me stesso è poco; ma sarò chiamata beata perché ho ricevuto dall’infinita carità del Mio Dio un mondo di misericordie. È quindi Lui che viene lodato nel lodarmi, poiché è alla Sua unica bontà che sono debitore di tutta la Mia felicità.
Stupore e gratitudine si uniscono nel cuore dell’umile Maria. Volete sapere perché sono benedetto? È perché questo Amore onnipotente Si è compiaciuto di esercitare la Sua onnipotenza sul Mio cuore. Si è degnato di farne il Suo impero; vi ha riversato un diluvio di grazie; ha esaurito, a quanto pare, il tesoro dei Suoi doni non per Me, ma per la gloria del Suo santo nome. Ha voluto formare un capolavoro con le Sue mani divine, per mostrare agli angeli e agli uomini ciò che poteva fare; infatti, chi ritiene che Io abbia prestato solo il vuoto e il nulla, sarà costretto a gridare con Me di stupore e a dire: «Oh, quanto è grande Dio! Quanto sono sconfinate la Sua bontà e la Sua potenza, dal momento che ha trovato il modo di racchiudere tante grandezze divine in uno che ne era così indegno!»
Qui c’è la fiducia nella fedeltà di Dio e la certezza dell’adempimento delle Sue promesse. Questo atto dà grande fermezza al cuore e fa sì che l’anima non vacilli mai. La Sua misericordia si estende di generazione in generazione e si riversa di razza in razza su coloro che vivono nel Suo santo timore. Oh, quanto è grande la fedeltà del nostro Dio! Promette una sola cosa, ad Abramo, Suo servo e nostro padre, e la dà a tutti; promette un solo beneficio e lo riversa a migliaia; parla di un solo giorno e la Sua bontà estende quel giorno all’eternità. Che coraggio ha un cuore pieno di fede nelle promesse divine quando vede le benedizioni celesti scendere dai padri ai figli su un popolo amato dal suo Dio? Perché chi ha mai confidato in Lui senza vedersi alla fine confortato e colmato dei beni che aveva desiderato? Non c’è bene che Egli conceda a un uomo che non possa concedere a un altro; può sempre fare cose ancora più grandi. Ogni giorno crea Abramo con la fede, Mosè con la dolcezza, Davide con la pietà, Salomone con la sapienza, profeti, apostoli, santi in ogni condizione, con mille mezzi diversi, con grande stupore del cielo e della terra. Ahimè, Mi ha fatto delle grazie che non Mi aspettavo, che non avrei mai osato chiedere, che non potevo nemmeno pensare; ma Lui ha voluto usare la Sua infinita bontà per operare in Me meraviglie che non si sono mai viste né sentite da quando il cielo e la terra sono usciti dalle Sue mani.
È un trasporto e un’estasi che coglie il cuore quando considera gli effetti sorprendenti dell’onnipotenza del grande Dio. Ha raddoppiato gli sforzi del Suo braccio, ha dispiegato la Sua straordinaria potenza per abbattere gli spiriti orgogliosi e punire la loro colpevole temerarietà. È la disperazione dell’inferno vedere lo stesso braccio che ha abbattuto Lucifero e milioni di angeli sollevare una Figlia di Adamo e darle il posto d’onore in cielo. Ci voleva niente di meno che la forza di un tale braccio per elevare una semplice vergine come Me a questo grado di grandezza, e per fare quello che Lui ha fatto con Lei, con grande stupore degli uomini e degli angeli. Il Mio cuore è sopraffatto quando vede questo colpo dalla mano sovrana del Monarca dell’universo. E tu, Elisabetta, non senti il tuo cuore tremare quando soppesi questi misteri ineffabili e questi sforzi impenetrabili dell’Onnipotente?
La Vergine Madre entra con Davide, Suo antenato, nelle potenze del Signore e adora la profondità dei Suoi giudizi. O abissi senza fondo e senza sponde! O santa temibile giustizia del Mio Dio! Egli rovescia le potenze del cielo, li getta nell’abisso, li condanna senza risorse e non dà altro termine alla loro punizione che l’eternità! D’altra parte, Egli esalta gli umili, esalta la più debole delle Sue creature e la innalza a un grado così eminente di magnificenza che i serafini più alti li vedono innalzati sopra le loro teste e adorano i consigli del grande Dio.
Non so come sia possibile che i nostri cuori non scoppino di gioia, non si sciolgano di dolore, quando sentono gli effetti dell’ineffabile compassione del Cuore di Dio. Egli vede le nostre miserie, conosce bene, sente bene l’estrema povertà delle nostre anime. Quando ci vede affamati delle Sue grazie, toccati dalla pietà, ci viene incontro e riempie i nostri cuori con torrenti di dolcezze celesti. Ma allo stesso tempo, Egli condanna i ricchi a una fame eterna, a una sete immortale, che non può essere soddisfatta da tutti i beni creati. E Io, l’ultima delle Sue creature e la più piccola delle figlie di Sion, Mi sento, o Elisabetta, così oltremodo piena delle Sue divine dolcezze che il Mio cuore non può contenerle e la Mia lingua non può degnamente raccontarle!
È la condotta ordinaria della Provvidenza divina quella di mettere alla prova i Suoi figli, per condurli attraverso il Mar Rosso nella terra promessa, che è la Gerusalemme del cielo. Ma in questo pellegrinaggio Egli Si fa protettore di Israele, cioè dei Suoi figli fedeli; si ricorda delle Sue antiche misericordie e ha una sollecitudine così tenera e materna per le Sue creature, che si direbbe che la Sua unica cura sia quella di coronarle con i Suoi benefici. Se ha occhi, mani e cuore, è per vegliare su di loro, è per ricoprirli dei Suoi favori, è per amarli, ma con un amore degno di un Dio. Oh, se riuscissimo a renderci degni della Sua infinita bontà e a servirLo come merita, le nostre anime sarebbero presto trasformate in un paradiso di delizie!
Che possiamo essere fedeli a Lui come Lui lo è a noi! Lungi dal venir meno alle Sue promesse divine, Egli adempie sempre mille volte di più di quanto ci ha promesso. Se si riportano sulla terra Abramo, Isacco e Giacobbe, vedranno che tutte le promesse fatte a loro e ai loro discendenti si realizzano fedelmente, che si realizzano con una sorta di sovrabbondanza; vedranno che Dio dice poco, che fa molto, che promette ancora e che il Suo amore va all’infinito. O Elisabetta, Mia amata cugina, che cuore ci vorrebbe per rispondere al Cuore del grande Dio! O meglio, quanti milioni di cuori ci vorrebbero per amare, ammirare, adorare una Maestà tanto eccessiva nel farci del bene quanto infinita!
Gli affetti espressi in questo inno ci danno un’idea della devozione di Maria. Queste scintille ci fanno intravedere l’immenso fuoco che arde nella Sua anima. Ma le cose più belle rimangono nascoste nel Suo cuore verginale, e il velo della Sua modestia copre tutto per i nostri occhi, che non sono degni di questi segreti.
SITUATO A:
290 7e rang Mont-Tremblant QC J8E 1Y4
CP 4478 Mont-Tremblant QC J8E 1A1 Canada
(819) 688-5225
(819) 688-6548
Gesù mio, perdono e misericordia!
Per i meriti delle Tue sante Piaghe e i dolori di Tua Madre.
Segno della croce
Nel nome del Padre e del Figliolo e dello Spirito Santo e della Madre di Dio. Amen.
Preghiera preparatoria
O Gesù! Cammineremo con Te sulla strada del Calvario, che è stata così dolorosa per Te. Facci capire la grandezza delle Tue sofferenze, tocca i nostri cuori con tenera compassione alla vista dei Tuoi tormenti, per aumentare in noi il rimpianto dei nostri difetti e l’amore che desideriamo avere per Te.
Degnati di applicare a tutti noi gli infiniti meriti della Tua Passione, e in memoria dei Tuoi dolori, mostra misericordia alle anime del Purgatorio, specialmente a quelle più abbandonate.
O divina Maria, che per prima ci ha insegnato a fare la Via Crucis, ottienici la grazia di seguire Gesù con i sentimenti di cui il Tuo Cuore si è riempito mentre Lo accompagnavi sulla via del Calvario. Che possiamo piangere con Te e amare il Tuo divino Figlio come Te. Lo chiediamo in nome del Suo adorabile Cuore. Lo chiediamo in nome del Suo adorabile Cuore.
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