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Quando un padre nota dei difetti nel figlio che ama, lo punisce per fargli perdere le sue cattive abitudini. Se invece lo stesso padre nota dei difetti in un bambino straniero, non lo punisce, perché quel bambino non gli appartiene. Questo è ciò che fa anche Dio, nostro Padre. Egli mette troppo spesso alla prova coloro che ama, mandando loro sofferenze e battute d’arresto per purificarli dalle loro imperfezioni. Questo spiega le parole dell’arcangelo Raffaele a Tobia: «Perché eri gradito a Dio, hai dovuto subire una prova.
San Paolo, da parte sua, dice che il Signore castiga colui che ama. Quando un medico vede che può salvare il suo paziente, gli dà una medicina e lo mette a dieta. Se invece vede che la malattia è incurabile, permette al paziente di mangiare quello che vuole. Dio fa lo stesso. Se vede che un peccatore può ancora essere salvato, gli manda dei mali, che lo liberano da ogni attaccamento criminale ai beni di questo mondo, perché le sofferenze gli rendono amare tutte le gioie terrene e i piaceri sensuali. Per quanto riguarda i peccatori incalliti che non vogliono correggersi, Dio li lascia fare, e così si incontrano talvolta degli empi che godono di una parvenza di felicità quaggiù. È di loro che Sant’Agostino ha detto: «Non c’è sventura più grande della felicità dei peccatori», o ancora: «È una grande croce non dover portare una croce».
Durante un viaggio a Roma un giorno, Sant’Ambrogio (+ 397), vescovo di Milano, visitò un patrizio che viveva in una ricca casa di campagna. Il santo vescovo parlò con il suo ospite per qualche tempo, e arrivarono a discutere il problema del male. Sant’Ambrogio ha sottolineato che tutti coloro che Dio ama devono soffrire qui sulla terra e che la sofferenza sopportata con pazienza è necessaria per ottenere il cielo. Il ricco romano rispose che non ci credeva e che non aveva mai sofferto in vita sua. A questa risposta il santo vescovo chiamò il suo servo e gli disse: «Partiamo al più presto, non voglio restare in questa casa. Dove non c’è sofferenza, si è lontani da Dio».
La sofferenza è un segno del favore divino. Coloro che sono liberi da ogni sofferenza non sono tra i figli prediletti di Dio.
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